Problema di Fisica

vo = 90 km/h = 90/3.6 m/s = 25 m/s

d = vo t = 25 * 1.50 m = 37.5 m

spazio percorso a velocità costante durante il tempo di reazione

L = D - d = (120 - 37.5) m = 82.5 m

vf^2 - vo^2 = 2 a L ( il moto é uniformemente decelerato )

a = (0^2 - 25^2)/(2 * 82.5) m/s^2 = - 625/165 m/s^2 = - 125/33 m/s^2

a ~ - 3.79 m/s^2

Calcolo della velocità iniziale Vi

Vi = 90 (km/h) = 25 (m/s)

Calcolo della distanza percorsa durante il tempo di reazione:

Durante il tempo di reazione di 1,50 s a 25(m/s), la distanza percorsa è:

d = v*t = 25(m/s) * 1,50 s = 37,5 m

Calcolo della distanza rimanente per fermarsi:

La distanza totale di frenata è $120\text{m}$.

La distanza rimanente dopo il tempo di reazione è:

Distanza rimanente:

D =120 m − 37,5 m = 82,5 m

Calcolo della decelerazione:

Utilizziamo la formula della decelerazione:

a = (Vf^2 - Vi^2)/(2*D)

Vf = 0  in quanto si ferma completamente.

a = - (25)^2/(2*82,5) ≈ - 3,79 m/s^2

Quel mio collega ingegnere che diede la patente a una persona con un tempo di reazione superiore a cento millisecondi merita di passare a incarichi di scrivania, non operativi; e poi, averla data a una ritardata che ci mette 1500 millisecondi a spostare il piede destro è roba da licenziamento e radiazione dall'albo.
Quell'ingegnere è un pericolo per la popolazione perché una Panda da 1090 kg a 90 km/h fa trentasette metri e mezzo e ciò non è conforme al Codice della Strada Art. 119/1 che reca «Non può ottenere la patente di guida ... chi sia affetto da malattia fisica o psichica, deficienza organica o minorazione psichica, anatomica o funzionale tale da impedire di condurre con sicurezza veicoli a motore.» e questo un ingegnere esaminatore deve saperlo a memoria.
Il pietoso caso di Sara, se non dovuto a deficienza organica o malattia, è sicuramente dovuto a una grave minorazione funzionale per cui non avrebbe dovuto essere alla guida di un mezzo in grado di stare "andando a 90,0 km/h".
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C'è però un'ipotesi ancora più triste che non riguarda un mio collega ingegnere, ma due miei colleghi insegnanti: quel birbaccione che ha scritto quest'esercizio che inganna gli alunni propinando come reali fatti estranei alla realtà fisica; e quel neghittoso che ha assegnato l'esercizio senza prima averlo svolto o, almeno, senza avvisare sull'irrealtà della situazione proposta.
Entrambi avrebbero tradito il mandato loro affidato dalla Repubblica Italiana: istruire le giovani menti degli alunni insegnando a sviluppare lo spirito critico e lo scetticismo di fronte alle affermazioni apodittiche.