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Primo giorno di scuola

  

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So che è una domanda un po' diversa dal solito, ma avendo intuito che ci sono diversi prof o ex prof a frequentare questo sito, provo a chiedere una loro opinione.

Grazie al concorso dell'anno scorso, ho preso il ruolo in matematica e fisica in un IIS. L'anno prossimo, nel 2023, al termine del dottorato, avrò il mio nuovo primo giorno di scuola "dall'altro lato".

Sono molto curiosa e ho grandi aspettative, ma temo un po' l'impatto del primo giorno con la classe, che oltretutto, ahimè, prenderò non da inizio anno ma da dicembre, quando si chiuderà l'anno di dottorato.

Sono anni che faccio ripetizioni e mi sono sempre trovata molto bene a lavorare con i ragazzi, ma so che il confronto con un'intera classe non sarà la stessa cosa, soprattutto riuscire a cominciare con il piede giusto, trovando il giusto compromesso tra l'ispirare fiducia e non farsi mettere i piedi in testa.

Soprattutto temo un po' che vedendomi, con solo una decina d'anni al più di differenza, piccolina e con un aspetto che spesso mi fa passare per una quindicenne, possano pensare di poter fare ciò che vogliono, perdendo subito il controllo sulla classe.

Quindi vi chiedo: come avete affrontato i vostri primi giorni di scuola? Come vi siete comportati per cominciare subito con il piede giusto nel rapporto con la classe ?

 

Grazie a tutti coloro che vorranno condividere la loro esperienza !

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@n_f

Ciao carissima amica Noemi. La prima cosa che ho sempre detto agli alunni che ho avuto è di seguire i consigli degli altri... di consigli si vive! Soprattutto se chi li dà ha più esperienza di te. Nei limiti delle mie possibilità ho sempre cercato di impegnarmi, non tanto quale competente in materia, ma quanto come persona che deve sempre interagire con i propri alunni. Forse a tal fine mi è servito anche in precedenza, avere recitato in una compagnia filodrammatica: sicuramente ero il peggiore almeno inizialmente, però con l'andare del tempo ho imparato a stare sul palco ottenendo senza falsa modestia qualche risultato buono.

Quando comunichi con le persone, lo senti! Questo mi ha appagato moltissimo. In aula i ragazzi sono i primi a studiarti: come ti muovi , come ti atteggi, come riesci a sollevare le loro curiosità, come riesci a sentirli.

Quando fai lezione cerca di vedere sempre nei loro occhi: fai volare la tua voce sulle loro teste e cerca di farli intervenire sempre nei tuoi discorsi, qualunque essi siano. E non necessariamente di Matematica. 

Sono pienamente d'accordo con @exprof , non recitare mai: io credo di essere stato sempre me stesso. Ho parecchi difetti e non li ho mai nascosti... Con i ragazzi bisogna spesso anche essere un po' ruffiani: cercare sempre il loro rispetto nel rispetto di ognuno di loro che, non dimenticarlo è sempre una PERSONA! Non nascondere mai nulla anche se poche e rare volte dovrai dire qualche piccola bugia.

Vedi carissima Noemi, l'aula per me è sempre stata un palco ma senza essere frainteso, non per mostrare la mia bravura che fra l'altro, come detto non credo di averla, ma pensa come se fosse un laboratorio in cui cerchi sempre di imparare: ognuno di noi ha da imparare da ognuno.

Basta. Come vedi sono di poche parole. Ti auguro una buona notte.

 

@lucianop bellissima immagine, quella del palcoscenico. Grazie mille per le tue parole preziose. Da studentessa, i docenti migliori sono sempre stati sicuramente quelli che hanno affiancato una lezione chiara ed interessante ad un dialogo più ampio, in cui poter intervenire tirando fuori ciò che davvero pensi e non solo ciò che impari a fare.

Grazie mille,

Noemi

Di nulla Noemi. Buona Domenica. 



4

Non ti preoccupare troppo. L'importante è far vedere che conosci bene la materia, che la sai spiegare in modo semplice e preciso. Devi metterti al livello degli studenti; oggi il loro linguaggio è povero, anche nei licei, soprattutto per le materie scientifiche e le loro conoscenze di base non sono solide. Cerca di aiutarli sempre, ma con rigore. A me non piacevano le colleghe che facevano un po' le mamme. Agli studenti non si deve voler bene, si deve volere il loro bene, perché diventino indipendenti, capaci di scelte ed è difficile, a volte ci vuole "cattiveria". Ti auguro una meravigliosa avventura... sarà bello stare sempre fra gli studenti, sempre con il futuro presente davanti a te, perché loro sono il futuro. Io sento molta nostalgia, anche se fatica, arrabbiature, delusioni sono state molte. 

Ciao @n_f

@mg giusto, condivido! Grazie mille !



3

Carissima Noemi, futura ex collega, che piacere m'ha fatto leggere questa domanda!
Ma non credi che 517 (almeno) giorni d'anticipo siano un po' tanti?
La mia esperienza la condivido volentieri, almeno alcune parti interessanti, perché sono affetto da una grave forma di graforrea; però prima, per rispetto, te ne dò il succo in un paio di frasi di poche parole
* L'ESPERIENZA DEGLI ALTRI NON TI PUO' AIUTARE
* OGNI NUOVO PRIMO CONTATTO FARA' STORIA A SE'
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PUNTO PER PUNTO
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"... trovando il giusto compromesso tra l'ispirare fiducia e non farsi mettere i piedi in testa."
Non c'è compromesso perché le due cose non sono agli estremi di un segmento graduato, ma sono meglio modellate come due assi ortogonali: con ciascun nuovo gruppo, dopo un transitorio di non più di due o tre lezioni, troverai una situazione d'equilibrio che potrà stare in un qualsiasi punto di un qualsiasi quadrante quali che siano le unità di misura sugli assi del rispetto formale (disciplina di classe, regole, ...) e della fiducia personale.
Secondo me cosa accade dipende da fattori impalpabili: postura, intonazione, odore della pelle, modo di guardare, e chi sa che cos'altro mai. Perciò t'invito a rassegnarti all'inevitabile e a comportarti con totale spontaneità; questo, ovviamente, significa anche che non vale la pena di preoccuparti.
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La classe più indisciplinata che abbia mai avuto era composta di soli presidi (il più indisciplinato era il mio) a cui però ispiravo tanta fiducia che nessuno dei circa quaranta si assentò mai una volta dalla nostra lezione settimanale.
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La classe più disciplinata che abbia mai avuto era composta di soli capitani della Polizia (quando ancora avevano le stellette) dove il capitano anziano dava l'attenti ogni volta che entravo e uscivo dall'aula, ma dei quali non sono mai riuscito a stimare la fiducia: interazioni personali zero, nemmeno obiezioni o richieste di spiegazione; per un intero anno accademico!
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"... un aspetto che spesso mi fa passare per una quindicenne ..."
questo è un fastidio inevitabile e ti comprendo perché non ho avuto mai l'aspetto da adulto; da ragazzino fino a quarantott'anni e da vecchi a quarantanove (ti auguro che a te vada meglio).
A ventiquattr'anni andai a riscuotere un vaglia postale porgendo il libretto universitario e l'impiegata mi disse "Non si può riscuotere se non si hanno 14 anni!"; io, un po' piccato, "Guardi il documento d'identità"; lei, incerta, "Lo mostro al direttore, attenda."; l'attesa terminò con l'arrivo di due carabinieri che mi contestavano la falsificazione del libretto.
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"... possano pensare di poter fare ciò che vogliono ..." COM'E' VERO, GIUSTO E CORRETTO.
Non sta a te forzarli a fingere, dare ordini è il miglior modo di giocarti la fiducia.
Chi invece sceglie di seguire i tuoi consigli perché li trova ragionevoli e adatti a lei/lui sarà il tuo miglior agente di passaparola anche nelle altre classi.
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"... perdendo subito il controllo sulla classe." IMPOSSIBILE
Non puoi perdere ciò che non hai e che nemmeno ti conviene cercare.
La "classe" è un'entità burocratica astratta; noi insegnanti siamo pagati (io lo sono stato, tu lo sarai) per istruire quelle 20-40 giovani persone che sono le/gli alunne/i della classe: entità tutte concrete e umane.
E istruirle è il nostro dovere, non controllarle.
Checché possano dirti gli altri ti consiglio di rammentare che educare è dovere della famiglia e che addestrare è dovere del futuro datore di lavoro: il dovere della scuola, almeno quella pubblica, è istruire.
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Noterella anti equivoci
Nel 1541, quando Íñigo López de Loyola inventò e sperimentò quella che oggi è "la scuola", non aveva affatto l'obiettivo di istruire (l'istruzione era un effetto collaterale), ma quello di addestrare i giovin signori a diventare classe dirigente in modo uniforme, confrontabile e soprattutto affidabile.
Fu da tale esigenza che nacque il circuito {lezione frontale, compiti domestici, interrogazioni, compito in classe} efficientissimo ai suoi fini di standardizzazione, ma disastroso ai fini dello sviluppo individuale.
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"... come avete affrontato i vostri primi giorni di scuola?"
Fino a ottobre 1972 ho insegnato di tutto a di tutti, poi mi sono stabilizzato su materie di informatica (che all'inizio non si chiamava così). Dal 1972/73 al 2004/05 sono stato in una situazione di routine: ogni anno avevo (salvo ripetenze) una quinta in meno e una terza nuova.
Entrando nella nuova terza per la prima volta scrivevo alla lavagna due righe in stampatello
DOTT. ING. PROF. PINCO MARIA PALLINO
APPLICAZIONI DEGLI ELABORATORI
Dicevo «Sono l'ingegner Pallino e per tre anni sarò il vostro insegnante di Applicazioni però cercherò in ogni modo di non essere io a insegnarvi la materia, ma invece cercherò di limitarmi ad aiutare i vostri individuali modi di studiare fornendovi per ogni nuovo argomento un inquadramento iniziale, materiali di lavoro per i progetti e consulenza per indirizzarvi nello svolgimento del progetto del vostro gruppo.». Poi una decina di minuti per illustrare il metodo che progettavo di seguire e una mezz'oretta di brain storming sulle loro aspettative e curiosità («Iniziamo con la consulenza: cosa volete sapere da me o dall'ITP e cosa volete proporre alla classe? Sappiate da subito che l'ITP ed io siamo membri della classe come e più di voi.»).
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"Come vi siete comportati per cominciare subito con il piede giusto nel rapporto con la classe?"
Questo quesito mi pare fuori tema come il primo: non c'è il piede giusto e non c'è il rapporto con la classe.
L'unico modo ragionevole di comportarsi nei rapporti con i singoli alunni è NON RECITARE MAI: i miei difetti sono parte costituente della mia personalità, se cerco di occultarli prima o poi salteranno fuori e sembreranno vizi (se no perché occultarli?).

 

Carissimo @exprof, mi avrebbe fatto davvero piacere averla come collega dal vivo, ogni pausa sarebbe stata una lezione edificante. Grazie mille per i consigli e per il racconto delle esperienze, farò tesoro di entrambi.

Vero, i giorni sono ancora molti, ma volevo cogliere il momento propizio di una chiacchiera con questa bella compagnia. Ho imparato che certe cose è meglio coglierle quando le si hanno sotto mano e non aspettare i tempi giusti rischiando di non averle più.

Grazie di nuovo e buona serata!

Noemi



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Soprattutto temo un po' che vedendomi, con solo una decina d'anni al più di differenza, piccolina e con un aspetto che spesso mi fa passare per una quindicenne, possano pensare di poter fare ciò che vogliono, perdendo subito il controllo sulla classe.

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sono un exprof {felice ... forse(?) di essere in pensione  ... e so che le classi sono divenute incontrollabili } 

comunque  delle mie cinque sorelle, quattro laureate in matematica e insegnanti ,  due sono già in pensione e due insegnano ... e vanno avanti !

il primo giorno andrà come andrà , ma la classe , vedendo una ragazza preparata, presto non guarderà alle apparenze ... ma ad apprendere.

I miei auguri!

@nik grazie mille! 🤞🤞



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