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Equazioni

  

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Salve, mi chiedevo se si elevano alla stessa potenza entrambi i membri di un’equazione essa rimane tale o varia? 
ad esempio 

(x^2-1)^2=(5-x^2)^2

equivale a 

x^2-1=5-x^2

?

Scusate la domanda forse banale, ma nei principi non ricordo parlasse di elevare i membri di un’equazione, grazie 

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@paky_03_

Nell'esempio che hai scritto, le soluzioni delle due equazioni sono le stesse

x1 = - √3  e  x2 = √3

Inoltre devi tenere a mente questa regola:

Regola di cancellazione: data un'equazione, termini uguali presenti in entrambi i membri possono essere cancellati, ottenendo un'equazione equivalente.

 



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A) "se si elevano alla stessa potenza entrambi i membri di un'equazione essa rimane tale o varia?"
TUTT'E DUE.
Essa rimane tale (rimane un'equazione) E varia (diviene un'equazione diversa).
------------------------------
B) "(x^2-1)^2=(5-x^2)^2 equivale a x^2-1=5-x^2?"
NO, NON EQUIVALE.
L'equivalenza è un'implicazione reciproca:
* A ≡ B
vuol dire
* (A → B) & (B → A) oppure (A ↔ B)
Ora, nel caso d'esempio, si ha
* (x^2 - 1 = 5 - x^2) → ((x^2 - 1)^2 = (5 - x^2)^2)
ma
((x^2 - 1)^2 = (5 - x^2)^2) → ((x^2 - 1) = ± (5 - x^2))



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Tutte le equazioni sono rette da due sacrosanti principi di equivalenza: non esiste uno che parli di elevamento a potenza di entrambi i membri! E' vero che tale operazione si fa spesso, ma è anche vero che all'ottenimento delle soluzioni ottenute in questo modo bisogna sempre effettuare una verifica sulla traccia dell'equazione per vedere se tra le soluzioni ottenute ci siano o no delle soluzioni estranee.

Nel caso in questione una rondine non fa primavera: cioè fra le radici che in tal modo si ottengono non esistono radici estranee. (a parte il fatto che così facendo viene modificato il grado dell'equazione)



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rimane tale nel senso che se  a = a (questo significa equazione), per cui   a-a = 0 ; a/a = 1 

allora : 

a^x = a^x 

a^x-a^x = 0

a^x/a^x = 1 

...per ogni x che sia dispari



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L'equazione non rimane tale, varia ad ogni  operazione fatta su entrambi i membri, ma la soluzione non cambia, quindi si dice che la nuova equazione ottenuta resta equivalente alla precedente;

infatti nel risolvere un'equazione si passa da una più complessa ad una meno complessa fino ad arrivare alla più semplice possibile da risolvere, tipo:

a x = b; se di primo grado;

a x^2 +b x + c = 0, se di 2° grado;

a x^2 = c; se di 2° grado incompleta.

Basta non dividere o moltiplicare per 0.

(x^2-1)^2=(5-x^2)^2;

facendo la radice di entrambi i membri, equivale a: 

x^2 - 1 = 5 - x^2;

sommando per + x^2 entrambi i membri:

x^2 - 1 + x^2 = 5 - x^2 + x^2;

2 x^2 - 1 = 5;

aggiungendo + 1, la nuova equazione diventa:

2 x^2 - 1 + 1 = 5 + 1;

2 x^2 = 6;

dividendo per entrambi i membri, diventa:

2 x^2 / 2 = 6 /2;

x^2 = 3;

Soluzione facendo  la radice quadrata di entrambi i membri:

x = +- rad(3).

Questa è la soluzione dell'equazione di partenza.

[ rad(3)^2 - 1]^2 = [5 - rad(3)^2]^2;

[3 - 1]^2 = [5 - 3]^2;

2^2 = 2^2;

[ (-rad(3))^2 - 1]^2 = [5 - (- rad(3))^2]^2;

 [ + 3 - 1]^2 = [5 - (+3)]^2;

2^2 = 2^2.

Ciao @paky_03_

 



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Nel campo reale   A = B é equivalente a A^n = B^n 

se n é dispari.

Se n é pari, non é equivalente perché A^n = B^n comprende anche A = -B.



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x1 = - √3  e  x2 = √3



Risposta




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